Un'equitazione razionale

 

SE UNA COSA NON FUNZIONA, CAMBIALA! 

Indipendentemente dal fatto che si voglia utilizzare un nome proprio per la metodologia di cui andrò a parlare ora, ciò che contraddistingue questa filosofia dalle altre oggi praticate, è innanzi tutto che si tratta di un insieme di dettami logici e razionali in cui il cavaliere ha parte attiva, con l'andare del tempo, nelle soluzioni tecniche da applicare. Piano piano l'istruttore, che ha il ruolo di introdurre e accompagnare l'allievo alla giusta pratica, lo rende sempre più partecipe e interattivo fino a che, con l'andare del tempo e se il lavoro è ben fatto, diviene autonomo. 
 
L'uso della propria ragione deve dunque essere il criterio che ci fa scegliere se accogliere o no un insegnamento e ciò che ci educa al giusto e autonomo sentire: in effetti l'equitazione non è esclusivamente regola matematica, anzi, è soprattutto affinamento del proprio tatto equestre, il sentire appunto, che va ben indirizzato fin dalle prime ore di sella. 
 
La regola principe del metodo classico in questione è l'insegnamento baucherista "mani senza gambe, gambe senza mani". Cosa c'è di più logico e comprensibile di questo semplice assioma? Basta pensare ad una bicicletta: se voglio muovere i pedali per andare avanti, sicuramente non devo chiudere le mani sui freni, e viceversa. Perchè dunque quando salgo a cavallo dovrei in continuazione frenare (tirare le redini più o meno a ripetizione) e contemporaneamente pedalare (dare gambe)? La maggior parte dei miei allievi che sono arrivati al metodo classico dopo un percorso tradizionale, a questa mia semplice domanda, alzano perplessi un sopracciglio e mi dicono che non è una bicicletta e che deve stare "rotondo". 
Posto dunque che il cavallo è appunto un essere vivente e che, è opportuno cercare diversi gradi di "messa in mano" per avanzare nell'addestramento, esisono degli step che vanno affrontati nel corretto ordine affinchè siano proficui ed efficaci. 
Nessuno iscriverebbe un bambino di 6 anni all'università, nessuno mostrerebbe a un bambino di terza elementare una equazione di quinto grado e, arrabbiandosi perchè piange e non capisce, inizierebbe a prenderlo a botte. Sarebbe almeno irrazionale.
Perchè allora facciamo qualcosa di altrettanto irrazionale chiedendo ad esempio ad un cavallo giovane o non ben addestrato, di fare una partenza dal passo al galoppo o di saltare degli ostacoli quando ancora il suo equilibrio non è ben consolidato magari picchiandolo sotto il salto perchè ha rifiutato? Perchè si sente ancora dire che un puledro è un puledro e va lanciato senza tante cortesie oltre il salto? Perchè ancora si sente  dire "eh ha 10 anni ed è ora che queste cose le faccia"! ? 
Se un bambino cresciuto nelle favelas ha dieci anni ma non è mai andato a scuola? Cosa cambia da uno italiano di 6? Lo diceva Kant che il sonno della ragione genera mostri... 
 
Posto dunque che ogni cavallo ha la sua bellezza e la sua propria ragion d'essere indipendentemente dai nostri obiettivi sportivi, posto che è attraverso l'uso della ragione che possiamo scegliere il metodo per educarlo o rieducarlo, innanzi tutto dobbiamo perdere il timore di chiedere a chi ci insegna i perchè. Se un istruttore si rifiuta di darvi ulteriori spiegazioni o vi risulta confuso, diffidate. Capire il perchè, tra le altre cose, vi permetterà di riutilizzare in modo attivo ciò che avete imparato e fa parte proprio di quel processo per cui, col tempo, l'istruttore diventa "inutile". 
 
Quando un cavallo "non funziona", quando siete frustrati, quando non capite... accendete la vostra razionalità. 
Domandatevi quali delle tre variabili (istruttore e relative istruzioni, cavaliere, cavallo) ha dei problemi e individuate quali sono. Non è una strada facile perchè finchè c'è da mettere in discussione gli altri è sempre una passeggiata, ma quando si scopre che i vecchi maestri avevano buon pro dicendo che "il cavallo ha sempre ragione"... la sfida si fa ardua. Sarà in quel momento che inizierete a passare dal rango di cavalieri intesi come utilizzatori di cavalli, al rango di uomini o donne di cavalli, ovvero tra coloro che, attraverso l'affinamento della propria sensibilità e ragione, sono in grado di valorizzare ed esaltare qualsiasi cavallo.