Didattica

Nell'immaginario comune il Pony Games è considerato una "cosa da bambini" , qualcosa che addirittura in molti casi, è riservato solamente ai piccolissimi (dai 4 ai 6 anni). Per me non c'è nulla di più sbagliato in questo, poichè non solo ritengo altissimo il valore formativo di questa disciplina equestre, ma anche che possa essere applicata con successo agli adulti. 

Il Pony Games, infatti, attraverso una serie di giochi codificati dalla Federazione Italiana Sport Equestri, consente l'apprendimento dei fondamenti dell'equitazione attraverso una dimensione ludica. Grazie a questo aspetto, permette di intervenire con successo anche in situazioni post-traumatiche o di disagio in cavalieri più adulti.

Vediamo un esempio pratico. Supponiamo di avere un cavaliere che ha paura di un ostacolo. L'atteggiamento corporeo che questi avrà sarà di irrigidimento progressivo: le spalle si chiudono, le mani si bloccano, le redini si tendono e lo sguardo (inevitabilmente) sarà fisso a terra, sul punto del problema (cioè l'ostacolo). In questi casi, molti istruttori decidono di abbassare il passaggio, di far staccare le mani dalle redini, di suggerire uno sguardo verso il cielo ma troppo spesso, quando la crocetta si trasforma in dritto, il problema si ripresenta.

Ecco allora che il Pony Games ci può venire in aiuto, inserendo un compito preciso prima e dopo il fatidico salto. Di che cosa si tratta? Per esempio di due paletti, posti uno prima e uno dopo l'esercizio, con una tazzina sulla sommità. Il compito del cavaliere sarà spostare la tazzina da un paletto all'altro, mentre il cavallo salta, concentrando tutta la propria attenzione sulla tazza: ed ecco che lo sguardo non sarà più fissato in basso ma diventerà panoramico e più alto, ecco che le mani non potranno più essere aggrappate alle redini, ecco che la mente, distolta dal problema, riuscirà a lasciare il corpo libero di seguire il naturale movimento del cavallo sulla parabola.

Diciamo quindi che se nei bambini il Pony Games crea uno schema psicomotorio equestre, negli adulti può invece aiutare a togliere quegli schemi prefissati, quelle ansie da prestazione (che attraverso la dimensione ludica risultano nettamente attenuate), quelle paure che creando enormi blocchi emotivi, portano ad un progresso equestre lento e frustrante che spesso porta l'allievo alla rinuncia.

                                                                                               

Filippo su Lara, Michele su Silver Rain, Alessandro su Furia e Sara su Balù nel "saluto alla maestra".